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Quello che leggerete sotto le fotografie è un articolo che vorremmo pubblicare più spesso sul sito dell'Archivio storico dell'atletica italiana. E, a dire il vero, farebbe parte del nostro acido desossiribonucleico (sapete tutti vero che cos'è?) fin dalla sua nascita. Alcuni di noi lo vanno ripetendo da anni, troppo spesso inascoltati. Per fortuna non sempre. A che scritti ci riferiamo? A quelli che ci raccontino, a noi e a chi verrà, chi sono stati nella vita i giovani che hanno frequentato gli stadi di atletica nella loro gioventù. Che ne è stato di loro una volta usciti per sempre dal cancello dello stadio? Rimane solo qualche numerino che indica una misura metrica o un tempo cronometrico. Ma la vita di questa persona? Buio, spesso completo. Che fine ha fatto? Non si sa. Né di lui, né della sua professione, né della sua famiglia. Non si sa neppure, spesso, se è vivo o se ha già compiuto l'ultimo viaggio.

L'articolo che presentiamo oggi è un esempio di questo nostro "sentire". Ce lo regala Giorgio Barberis, torinese, una lunga militanza professionale nella redazione sportiva del quotidiano «La Stampa», osservatore e commentatore attento e colto del nostro sport. Giorgio Barberis, da anni, nostro socio, ma prima ancora nostro caro amico. Questo suo contributo è nato da una chiacchierata telefonica, diciamo di cortesia, di amicizia, con un altro nostro socio. E, incidentalmente, esce fuori un "Ti ricordi di Daniele Segre?". No, l'interlocutore non ne ha memoria. Eppure, nella chilometrica lista del triplice zompo compilata da Enzo Rivis per questo nostro sito (si apra questa finestra) Daniele Segre figura al 269esimo posto, uno degli atleti che ha superato i 15 metri. Ma dopo chi è stato Daniele Segre? Questo abbiamo chiesto a Giorgio Barberis e lui ce lo racconta qui sotto.

Era la fine degli anni '60 primi '70, ancora avevamo ancora negli occhi il luccichio della medaglia di Giuseppe Gentile a Giochi Olimpici di Mexico '68, la gloria italica di ben due primati del mondo. Chissà, forse il giovane Daniele divenne saltatore di triplo trasportato da quel momento esaltante. Indossò la canottiera della FIAT Torino; alla fine del 1969 fu quarto nelle liste giovanili, aveva davanti tre giovanotti di un anno più grandi di lui: Ezio Buzzelli, Claudio Moretti e il bresciano Crescenzio Marchetti, tutti classe 1951, lui, il Daniele, 1952; nella stagione 1970 aveva saltato 14,68. E con questa misura era il dodicesimo delle liste italiane assolute. Anno '71: quarto ai Campionati assoluti, ebbe davanti «Giasone» Gentile, il ligure Norberto Capiferri, il bolognese Adriano Maselli. E dietro? Troviamo Crescenzio Marchetti, passato ai Carabinieri Bologna, il piacentino Gian Piero Aquino, studente alla Scuola Centrale dello Sport, e al penultimo posto (su 27 classificati...) Giovanni Tucciarone, che in un futuro prossimo venturo sarebbe stato elevato al rango di responsabile tecnico nazionale del salto triplo. Ai Campionati della categoria juniores Segre era stato meno efficiente: quinto, che comunque gli valse la convocazione nella Nazionale Under 19, che, a Dôle, le buscò dai coetanei transalpini. Abbiamo fatto un po' di ripasso, adesso andiamo a conoscere Daniele Segre come lo racconta Giorgio Barberis.

Una bella immagine di Daniele Segre; a seguire la locandina di uno dei suoi lavori, «Ragazzi da stadio» che viene riproposto proprio in questi giorni sui programmi di RAIPLAY, lo trovate alla voce «Documentari»; sotto, il regista al Torino Film Festival, e, a lato, premiato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.


Appena quattro giorni prima di completare il suo settantaduesimo anno di vita, si è spento Daniele Segre da riviste e siti legati allo spettacolo giustamente ricordato come regista, sceneggiatore e montatore italiano, che nel suo iter terreno ha messo il suo indubbio talento al servizio della realtà sociale, raccogliendo meritati riconoscimenti.

Ma per chi si interessa di atletica e non vive solo nel presente o di gossip (la latitanza dei media per commemorare un grande come il francese Michel Jazy ne è la più recente testimonianza) un giovane Daniele Segre ha trovato spazio nei primi Anni Settanta del secolo scorso, come buon triplista, indossando anche due volte la maglia azzurra a livello assoluto e un’altra a livello juniores.

Nato ad Alessandria l’8 febbraio del 1952, da una famiglia di chiare origini ebraiche (il nonno fu anche rabbino nella città piemontese), Daniele scalò le graduatorie atletiche quanto diciottenne si trasferì a Torino per gli studi universitari e atleticamente venne tesserato dal Gruppo Sportivo Fiat, dove ad introdurlo fu Rinaldo Camaioni, che nelle prime gare giovanili del ragazzo alessandrino aveva intravvisto una qualità che meritava di essere curata e migliorata.

La sua crescita sportiva fu quasi immediata: nel 1971 ottenne un significativo quarto posto agli Assoluti con 14,94, migliorando di una po

sizione il piazzamento dei campionati tricolori juniores dove aveva saltato 14,67. Quel risultato gli valse la maglia azzurra in un incontro, al limite dei 20 anni, tra Francia e Italia disputato a Dole dove fu quarto con 14,53. Ciliegina finale dell’anno un 14,98 che lo pose al settimo posto nelle graduatorie stagionali assolute e al 27° di quelle italiane all-time.

Muscolarmente abbastanza fragile (64 chili distribuiti su 179 centimetri), nella stagione successiva dopo un 14,91 indoor a Genova, superò due volte i 15 metri nella stagione estiva: una prima volta il 6 agosto a Pisa (15,11, che rappresenta il suo top), quindi a fine ottobre a Terni (15,05). In mezzo le due maglie assolute, la prima a Lugano il 26 agosto (Svizzera-Italia, quarto con 14,60) e la seconda a Palermo il 29 settembre (Italia-Bulgaria, terzo con 14,70).

Dalle scene atletiche, principalmente perché sempre più rapito dalla passiona maturata dapprima per la fotografia quindi per la cinematografia, praticamente scomparve nei primi mesi del 1983 dopo un pur promettente 14,86 indoor.

Come uomo di cinema fu assai prolifico, realizzando quasi un centinaio di film, dai quali emerge la sua costante attenzione e l’impegno per rappresentare la realtà sociale a tutto tondo. E per meglio testimoniarlo ci affidiamo a quanto scritto da Ilenia Scollo sul sito on line dell’Ateneo Niccolò Cusano di Roma, che lo descrive come “figura poliedrica e dai molti interessi, che sapeva scrivere, dirigere, montare, produrre, fotografare e persino creare scenografie”. “Applaudito – prosegue Scollo – in numerosi festival internazionali e pure alla Mostra del Cinema a Venezia, Segre è stato docente di Cinema presso il celebre Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e anche direttore didattico del corso reportage della sede Abruzzo del Centro Sperimentale di Cinematografia – Scuola Nazionale del Cinema”.

Daniele Segre ricevette numerosi riconoscimenti, non soltanto in Italia, e nel 2012 in una cerimonia al Quirinale gli venne consegnata la medaglia del Presidente della Repubblica da Giorgio Napolitano.