Avete letto bene: galantuomo. Poi l'elenco di tutti i ruoli che lui, come un grande attore di teatro, ha recitato: atleta sempre con grande impegno, poi sottufficiale, poi tecnico con tanto di "patentino", allenatore quindi, insegnante di educazione fisica, organizzatore, scrittore di sport e, soprattutto di atletica. Ma non ha mai disdegnato niente. Se lo mandavano a Tortoreto Lido per una partita di hockey pista donne, campionato regionale valido per la promozione in serie D, prendeva e andava. E in redazione potevano star certi che mentre, loro, i redattori sedentari, stavano guardando qualche scampolo di calcio alla tele, Giorgio Lo Giudice stava cercando un telefono (quelli erano i tempi) per dettare 22 o 23 righe della partita di hockey. Magari chiedendo aiuto al custode del campo. E il breve, affannoso componimento arrivava in tempo utile per essere messo in pagina, la notizia era salva. Era la "religione" del giornalismo vero, sul campo, in presenza dicono oggi. Lui, Giorgio Lo Giudice c'era. Chi scrive queste righe ha ascoltato, con non poca nausea, aspiranti da tutta la vita ad un Premio Pulitzer che non arriverà mai, muovere critiche al suo stile non da Dolce Stil Novo ma da giornalista di trincea.
Giorgio Lo Giudice, classe 1936, nato in un edificio che si affaccia su Campo de' Fiori