La notizia, di quelle che non vorremmo mai dare, triste ma inevitabile, è arrivata portata da una telefonata dell'amico e socio ASAI, Giorgio Barberis. "Oggi si è spento Dino". Dino Pistamiglio, torinese come Giorgio, giornalista come Giorgio, profondo conoscitore del nostro sport come Giorgio. Caporubrica dell'atletica al quotidiano sportivo torinese «Tuttosport», per parecchi di noi compagno di viaggio in giro per campionati di tutti i tipi. Un integralista senza se e senza ma, in tribuna stampa dal primo all'ultimo minuto di un evento, e poi via, a picchiare sui tasti, con una lucidità e competenza che tutti gli riconoscevano. In atletica. La vita invece gli è stata matrigna, Adesso se n'è andato, e a noi resta solo il ricordo di una persona colta, civile, ma anche tanto sola.
Giorgio Barberis, dopo la telefonata, si è messo ai tasti, ora del computer non più della Olivetti mai sufficientemente rimpianta, e, di sua iniziativa, ci ha fatto avere questo suo ricordo dell'amico che se n'è andato. Righe uscite di getto, senza arzigogoli e svolazzi, righe di un amico per un amico. A noi il dovere di ringraziare Giorgio, e la tristezza per questa perdita legata ad un pezzetto della nostra vita.
L'estremo saluto a Dino Pistamiglio verrà dato giovedi prossimo alle 10,30, alla Casa Funeraria di Corso Lombardia,40, a Torino.
Un altro amico ci ha lasciato. Un amico particolare, almeno per me e probabilmente anche per molti altri, perché con Dino Pistamiglio ho condiviso gli inizi professionali sul finire degli anni Sessanta. Lui a Tuttosport, io alla rosea e poi a La Stampa. Tra noi non c’è mai stata rivalità, abbiamo condiviso oltre un ventennio di trasferte scambiandoci notizie, informazione, pareri. Quando si era in giro per l’Italia – e allora i meeting erano tanti sull’onda dell’entusiasmo che sapeva generare Primo Nebiolo – era normale viaggiare insieme: non amava guidare e così l’auto era sempre la mia. Ma in compenso era un piacere confrontarsi, discutere, approfondire quanto possibile riguardo a quest’atletica che era una sorta di malattia condivisa.
Bei tempi, perché siamo cresciuti all’ombra di Sara Simeoni e Pietro Mennea e di tanti altri con i quali ci si soffermava a parlare per poi scriverne, perché non era solo dei super-big che ci si occupava. Bei tempi, altro giornalismo.
Dino aveva una memoria eccezionale, ricordava anche i minimi particolari e la sua cultura atletica era enciclopedica. D’altronde allora la frequentazione di personaggi come Pagani e Locatelli, poi di Vittori e di tanti altri tecnici di grande valore, rappresentava un arricchimento costante. Tanti gli aneddoti, dei quali conservo gelosa memoria, come un giorno a Nizza quando un certo Juantorena, nella hall dell’albergo che lo ospitava, lo sollevò letteralmente di peso perché era stato critico nei suoi confronti, accusandolo di “dolce vita”: ci volle tanta diplomazia perché alla fine i due si riconciliassero e si stringessero la mano.
Pista – come lo chiamavano i più abbreviando il suo cognome – era conscio di sapere e questo a volte dava fastidio agli altri, ma al di là delle profonde conoscenze atletiche era costantemente alla ricerca del prossimo, o meglio di figure che rassomigliassero alla sua amata madre che, altro aneddoto, gli faceva trovare sempre qualcosa di pronto al rientro dalle trasferte, anche se non era mai chiaro quando questo sarebbe avvenuto. “Arrivo a casa – diceva quando ormai eravamo vicino al rientro, magari a tarda a sera – e vado a vedere in frigo, che senz’altro ci sarà qualche cosa di buono lasciatomi da mamma”. Ed il giorno dopo, per telefono, mi confermava che la sua speranza non era andata delusa.
Problemi di salute lo hanno allontanato del giornalismo attivo quando ancora avrebbe avuto molto da dire e da scrivere. Lo ricordo agli Europei di Helsinki nel 1994 quando finite le gare rinunciava a cercare un ristorante e si accontentava di poco, pur di riuscire ad andare in fretta in camera a riposarsi.
Scrivere di un amico che ci ha lasciato è tra le cose più tristi e non voglio assolutamente che questo ricordo di Pista possa in qualche modo risentirne. Ciao Dino, grazie per i tanti bei momenti passati insieme.