Potrebbe anche darsi che qualcuno che butterà (forse) un occhio su queste righe abbia letto il romanzo di Leonardo Sciascia "Il giorno dellla civetta", pubblicato da Einaudi nel 1961, nel quale si parla di mafia. Magari è piú probabile che qualcunaltro abbia visto la trasposizione cinematografica, con lo stesso titolo, diretta da Damiano Damiani nel 1968, con un pregevole cast di attori. Scrivo questo breve commento in prima persona (sono Ottavio Castellini, socio fondatore dell'Archivio storico dell'atletica italiana "Bruno Bonomelli") e me ne assumo la totale responsabilità per i giudizi espressi, e con questo intendo sollevare qualsiasi altro socio dal condividerli. Se qualcuno ha qualche minuto libero e decide di leggere il resto, prema sul riquadro "leggi tutto".
La parola allo scrittore di Racalmuto, testo integrale:
"Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l'umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz'uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà. Pochissimi gli uomini; i mezz'uomini pochi, ché mi contenterei l'umanità si fermasse ai mezz'uomini. E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi. E ancora più giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito. E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre".
Ho traversato in lungo e in largo, per sessantasette anni, i procellosi mari dello sport, l'atletica in maniera quasi esclusiva. E, spesso, più che mari sono state paludi, pozzanghere come scrive Sciascia. E se ci guardo dentro e cerco di catalogare le migliaia di individui che ho osservato in questi quasi sette decenni, ebbene, delle cinque categorie indicate dallo scrittore, quattro sono piene di nomi, di volti, di bassezze, di falsità, di menzogne, di tradimenti, di meschinità. Una sola occupa un modesto spazio, la prima quella degli uomini. "Pochissimi gli uomini", fa dire Sciascia a don Mariano, un don che non celebrava messa ma altri riti..
Noi oggi un "uomo" ce l'abbiamo da proporvi. Il suo nome è Carlo Giordani, da Rovereto. Farei torto al dott. Giordani se mi mettessi ad elencare i suoi meriti sportivi. Dico solo: atleta negli anni belli della vigorosa gioventù, eclettico ostacolista (credo non siano molti quelli che hanno vinto, nella stessa edizione, il titolo nazionale per juniores sia sui 110 che sui 400, correva l'anno 1965), poi attivo in qualisiasi ruolo servisse nel suo club: allenatore, direttore tecnico, organizzatore, fino alla presidenza granitica. Il suo Club: quella Unione Sportiva Quercia solida come lui. Solo una parentesi di tre anni al Gruppo Sportivo Carabinieri Bologna, dal 1967 al 1970. Quercia che quest'anno celebrerà gli ottant'anni di vita, e ancora li rami son ben verdi e solidi.
Qualche anno fa - tre, me par - questo "uomo" è stato fatto oggetto, insieme ad alcuni altri, di una operazione di discredito, dettata solo da livore. Qualche settimana fa, come era ampiamente prevedibile, i Giudici per le indagini preliminari di Roma e di Rovereto hanno riconosciuto l'infondatezza delle accuse. Accuse di truffaldini comportamenti amministrativi giudicati inesistenti.
Insieme a Carlo Giordani, di cui mi onoro di essere amico, lasciatemi citare i nomi degli altri presunti maramaldi: Anna Rita Balzani, rapida velocista soprattutto sui 100 metri e pedina fissa della staffetta 4x100, adesso stimata dottore commercialista con molti importanti incarichi in istituzioni; Fabio Pagliara, all'epoca segretario generale della Federazione; Fabio Marega, dottore commercialista in Rovereto, uomo della "Quercia", presidente di quel bel gioiello organizzativo che è il meetimg "Palio della Quercia". E, di striscio, era stato coinvolto anche il burbero Bruno Cappello, altro che, tra un borbottio e l'altro, ha dedicato gran parte della vita all'atletica in Alto Adige; fu una colonna dell'organizzazione del Campionato del mondo allievi a Bressanone nel 2009, la più bella edizione che io ricordi, e fin che son stato stipendiato dalla IAAF, di questi campionati son stato parte operativa in tutti.
Dicendo che Carlo Giordani entra di diritto nella categoria "uomini", non vorrei far torto agli altri: è una etichetta che meritano tutti, indistintamente, essendo persone per bene. Quanto a stilare elenchi per le altre quattro categorie elencate dal mafioso don Mariano Arena (Lee J. Cobb nel film di Damiani) al capitano dei Carabinieri Carlo Bellodi (Franco Nero), beh, ognuno compili i propri.
Nelle foto, un accostamento significativo fra due momenti della vita di Carlo Giordani: l'atleta alle prese con gli ostacoli, e il dirigente di società sempre attento a tutte le varie incombenze