Trekkenfild numero 141: si parla anche di diritto di critica
Enciclopedia Treccani, leggere alla voce «Critica», sostantivo femminile, dal greco «arte del giudicare»:"Facoltà intellettuale che rende capaci di esaminare e valutare gli uomini nel loro operato e il risultato o i risultati della loro attività per scegliere, selezionare, distinguere il vero dal falso, il certo dal probabile, il bello dal meno bello o dal brutto, il buono dal cattivo o dal meno buono...Nel linguaggio corrente, giudizio sfavorevole, di natura soprattutto morale, censura, biasimo dei difetti, veri o presunti, delle azioni, delle parole, dei comportamenti altrui, oppure di fatti e situazioni: fare, muovere delle c. a qualcuno; esporsi alla c., offrire il fianco alle c.; tirarsi addosso molte c.; essere oggetto di critica o di critiche; ricevere delle c.; non curarsi delle c.; c. severa, maligna, dispettosa, pettegola." Quello che non esiste è la "critica costruttiva", una contraddizione in termini. Se io critico qualcuno per quel che fa, non voglio costruire niente con lui, non voglio compartire con lui quello che di lui critico. Esiste la "critica", punto, punto, punto (come sottolinea con puntiglio il cabarettistico governatore della Regione Campania, Vincenzo De Luca, nei suoi soliloqui). Critica che va difesa ad oltranza, soprattutto ai tempi nostri. Critica che i potenti, potentini, ominicchi che pensano di essere potenti, hanno sempre avuto in uggia. Il fastidio per la critica ha prodotto il confino, Ventotene, i campi di concentrantamento, Guantanamo, i gulag siberiani, i campi di rieducazione nella Cina maoista. Le reazioni alla critica cominciano in sordina, ma non si sa mai dove possono andare a parare. Nello sport - forse - non si faranno i campi di lavoro, ma si attivano le squalifiche, le sospensioni, e tutti quei miseri strumenti per colpire chi dà fastidio, chi critica. Il potere, qualsiasi potere, non sopporta di essere criticato.
Ma Walter Brambilla e Daniele Perboni questo lo sanno già.