Trekkenfild ci informa dalle rive dell'Adriatico, ma non solo, ci sono anche i rumors
Numero variegato questo 127 della pubblicazione telematica che ormai veleggia nel suo undicesimo anno di vita.
Numero variegato questo 127 della pubblicazione telematica che ormai veleggia nel suo undicesimo anno di vita.
1990, 1993, 1985, 1986, 1995, 1981, 1999, 1977. Abbinati a 13'05", 13'06", 13'10", 13'11", 13'17", 13'19", 13'20", 13'21". Adesso accostiamo il calendario e i tempi ai cognomi: Antibo, Panetta, Cova, Mei, Di Napoli, Ortis, Battocletti, Fava. L'operazione di miscelatura di questi tre elementi ci porta alla lista dei cinquemila metri corsi da giovanotti del nostro Bel Paese (non sempre...) nella lunga cronaca dell'atletica leggera. Sono otto nomi e altrettanti tempi nei primi undici della compilazione che, come sempre alla fine di ogni anno, ci offrono Enzo Sabbadin e Enzo Rivis, che di questo si occupano nella nostra lillipuziana setta cui piace ancora questo sport, soprattutto conservarne, come qualcuno ha detto, «la memoria storica». Scorrendo, pizzicati da curiosità, la nuova compilazione chiusa alla fine dell'anno 2023, ci siamo soffermati, casualmente, sulla lista dei dodici giri e mezzo di pista. Chissà perchè, o forse perchè chi scrive questa nota molti di quegli eventi li ha vissuti in diretta, non televisiva o streamingzita. E la lista ha fatto tornare a galla i ricordi e le emozioni vissute.
Quello che leggerete sotto le fotografie è un articolo che vorremmo pubblicare più spesso sul sito dell'Archivio storico dell'atletica italiana. E, a dire il vero, farebbe parte del nostro acido desossiribonucleico (sapete tutti vero che cos'è?) fin dalla sua nascita. Alcuni di noi lo vanno ripetendo da anni, troppo spesso inascoltati. Per fortuna non sempre. A che scritti ci riferiamo? A quelli che ci raccontino, a noi e a chi verrà, chi sono stati nella vita i giovani che hanno frequentato gli stadi di atletica nella loro gioventù. Che ne è stato di loro una volta usciti per sempre dal cancello dello stadio? Rimane solo qualche numerino che indica una misura metrica o un tempo cronometrico. Ma la vita di questa persona? Buio, spesso completo. Che fine ha fatto? Non si sa. Né di lui, né della sua professione, né della sua famiglia. Non si sa neppure, spesso, se è vivo o se ha già compiuto l'ultimo viaggio.
La copertina della rivista di ispirazione cattolica degli emigrati polacchi in Francia celebra il nuovo primato del mondo sui 3.000 metri (7'49"0) di Jazy, siamo nel 1965, a Melun, la gara era sulla distanza delle due miglia, e anche lì fu record; quel giorno precedette l'australiano Ron Clarke e il tunisino Gammoudi, altri grandi del mezzofondo di quegli anni. Michel era l'idolo dei polacchi francesi, che erano orgogliosi dei suoi antenati originari di quella Nazione (ringraziamo gli amici Janusz Rozum e Luc Beucher per questo raro documento). A seguire, la copertina del bel libro di Gaston Meyer sulla storia dell'atletica francese. Sotto: Michel al lavoro alla linotype nella tipografia del quotidiano sportivo L'Equipe. Infine, la classifica nazionale a fine 1953 dei 1.000 metri della categoria cadetti, Michel, poco più che diciassettenne, è quarto (documento ripreso dalla rivista L'Athlétisme, edita dalla Federazione)
uc Beucher, un amico che è sempre disponibile a soddisfare le nostre richieste di informazioni storiche sull'atletica francese, ci ha fatto avere un bel ricordo di Michel Jazy il cui decesso è avvenuto pochi giorni fa. Luc fa parte da anni della Commission Documentazione e Storia della Federazione transalpina, con cui l'ASAI intrattiene cordiali rapporti di collaborazione. Ringraziamo Luc per il garbato ricordo del grande campione transalpino.