Questa foto tramanda l'arrivo dei 100 metri alla riunione internazionale del 3 settembre 1949 a Torino: in seconda corsia Gesualdo Penna, che verrà dichiarato secondo; Franco Leccese in sesta, il vincitore per i giudici; seminascosto in tenuta bianca il francese Etienne Bally, terzo; al centro Carlo Monti quarto, in prima corsia Angelo Moretti. Abbiamo ripreso questa immagine dal libro «Il filo di lana - Storia di Franco Leccese», autori Giorgio Jannon e Andrea Pellissier, editore il Comitato di solidarietà tra le associazioni condovesi, stampato nel 1997. Desideriamo ringraziarli vivamente. Fra i numerosi contributi scritti per ricordare la figura di Franco Leccese, segnaliamo quello, scritto con il garbo suo proprio, dal nostro socio Giorgio Barberis
E veniamo ai nostri militi, alcuni tesserati per corpi militari, altri per società civili, non abbiamo scienza delle regole in vigore in quel tempo: qual era il criterio per stabilire chi era «militare»? Alla fine delle due giornate, nel computo delle vittorie individuali la Francia si accaparrò il miglior bottino, sei, e fu anche la prima, largamente, nella classifica per nazioni; staccata l’Italia, seconda. E bravi i turchi! Cinque vittorie, ma avevano l’asso nella manica…Batman (che fu secondo sui 110 metri ad ostacoli)! Il francese Jacques Degats, campione nazionale sui 400 metri quell’anno, e che farà parte della 4x400 transalpina campione d’Europa a Berna nel 1954, vinse alle Terme la gara individuale e portò al successo la staffetta (lo diamo per scontato visto che non conosciamo le formazioni delle varie staffette).
Quattro le nostre vittorie: Gesualdo Penna (200 metri), Giulio Chiesa (salto con l’asta), Beppone Tosi lancio del disco) e Ruggero Castagnetti (lancio del martello). Oggi ci occupiamo di Gesualdo Penna.
Velocista, nato a Reggio Calabria nel 1924, deceduto nel 2000, ebbe il suo anno migliore nel 1949. Ottenne un 10”5 che quasi tutti danno per buono, salvo Marco Martini che lo indica come assistito di un vento superiore al consentito, e se dobbiamo credere a qualcuno fiducia a Marco che del nostro sport è stato storico vero non orecchiante. Appare del tutto regolare il 10”6 a Genova, in luglio. Ma la cosa più bella fu la vittoria ai Campionati assoluti, a Bari (rimarrà il suo unico titolo): precedette Carlo Monti, che già pensava a guadagnarsi da vivere con la sua laurea in chimica, e Franco Leccese. Carletto, «il mai domo Monti» scrisse qualcuno, temperamento da mastino, pareggiò il conto lasciandoselo dietro sui 200 metri: 22”4 e 22”5. Fu l’ultima maglia tricolore per lui. La settimana dopo, a Milano, confronto Italia-Belgio, e Penna rivinse i 100 (10”8) sempre sul dottore in chimica di Fino Mornasco (10”9). Nella 4x100 Siddi in prima, Penna in seconda consegnò il bastoncino a Monti cui, come quasi sempre, era affidata la curva, Leccese chiuse: buon tempo, 41”3.
Sui 200 metri «Aldo» - come lo chiamavano tutti abbreviando il Gesualdo un po’ troppo impegnativo - ottenne un bel 21”8, a Biella, il 4 settembre, davanti a Franco Leccese, piemontese di Condove, in Val di Susa, e al francese Etienne Bally, che ebbe le sue giornate di gloria ai Campionati d’Europa 1950 a Bruxelles: primo sui 100, al termine di una volata alla pari con Leccese, col sovietico Sucharev e col polacco Kiszka, tutti cronometrati in 10”7, diamo per buone le diottrie dei cronometristi nel leggere l’ordine d’arrivo…Senza discussione per il tosto francese (che fu sempre tesserato per il Football Club Lyon) i secondi posti sui 200, primo il britannico Brian Shenton (fece parte della staffetta britannica nella finale olimpica a Helsinki ’52 e fu ancora quarto sui 200 ai Campionati d’Europa 1954), e al termine della 4x100, primi i sovietici.
Per Penna il contentino del mondialino militare sui 200 con in più il terzo posto sui 100 e il secondo nella 4x100. Vestì i colori della società della sua città: la Polisportiva Rocco Polimeni, dal nome di un ex giavellottista calabrese, caduto nel 1941 a El Mechili, in Africa Settentrionale, insignito della medaglia d’oro al Valor Militare. Per questa società sportiva fu tesserato per alcuni anni il non dimenticato giornalista Salvatore Massara, di Vibo Valentia, che nel 1950, con questi colori, vinse la finale nazionale del Trofeo Pavesi di marcia per giovani dai 17 ai 21 anni.
Torniamo al 1951. Un altro Belgio-Italia (fine luglio) allo Stadio Heysel di Bruxelles. Penna vinse di nuovo i 100 come due anni prima a Milano (10”9). Nella 4x100 Carlo Vittori in prima gli passò il bastoncino e lui lo consegnò a Leccese, chiuse il torinese Mauro Frizzoni, 41”6. Poi la Federazione inserì Aldo in un gruppo di atleti per un breve tour di competizioni in Finlandia. Con lui Baldassarre Porto, Tonino Siddi, Teseo Taddia, Gianni Rocca, Adriano Bertacca, Armando Filiput, Giacomo Peppicelli, e, naturalmente, Adolfo Consolini, che lassù era un idolo, anche le renne lo applaudivano quando passava. Ricordiamo che aveva fatto una lunga tournée nel 1946 e rimase nel cuore dei finlandesi. Questo il diario di Gesualdo: Turku, 31 luglio, 200 metri, secondo in 22”6; poi anche la seconda frazione della staffetta svedese (400x300x200x100) con Siddi, Bertacca (era il miglior triplista del momento) e Porto. Williamstrand, 5 agosto, 200 metri, primo in 22”1. Bertacca con 14.81 ottenne la miglior misura italiana dell’anno. Helsinki, 7 agosto, sempre sui 200, primo in 22.4, e primo anche nella staffetta svedese con Rocca, Porto, Filiput e lui in ultima frazione. Consolini lanciò in quattro riunioni, sempre primo, due volte oltre i 54 metri e le altre due oltre i 52.
La Nazionale atletica di Germania è sempre stato un rospo indigesto per gli azzurri. In quegli incontri, dal 1935 al 1941, ci eravamo tolti anche qualche bella soddisfazione individuale (leggi Mario Lanzi e Luigi Beccali, per esempio). A Bologna, nel 1941, gli azzurri avevano dato il meglio: alla fine solo otto punti di scarto dai panzer nazisti. Vittorie di Carlo Monti, Orazio Mariani, due successi di Mario Lanzi, e poi Giuseppe Beviacqua, Aristide Facchini, Ottavio Missoni, Adolfo Consolini e la staffetta 4x400. Passaron dieci anni e le due squadre si ritrovarono, ancora a Stoccarda come nel 1940. Rispetto a Bologna 1941, noi avevamo ancora in squadra alcuni di allora, sopravvissuti alla carneficina della guerra: Consolini, Profeti, Lanzi, Taddia, Campagner, per dirne alcuni. L’esito del confronto era scontato, ma i seminuovi azzurri ce la misero tutta. A noi qui, adesso, interessa Penna, il quale fece pari con Leccese sui 100 (10”9), lontanucci dai due germanici. Poi la staffetta: i nostri avversari pasticciarono e furono squalificati, i nostri chiusero in 41.5 con…eh, con…solita storia delle staffette sempre trattate con faciloneria dagli scrivani. Formazione? Penna, Leccese, Siddi, Frizzoni, dice il foglio federale; Penna, Siddi, Leccese, Frizzoni, la «Gazzetta». Dalle righe di commento di Gian Maria Dossena si deduce chiaramente che Siddi fosse in seconda frazione contro Kraus, che era stato secondo sui 100. Ma c’è di più. Dossena scrisse che gli azzurri:”…filarono in scioltezza. E non si guardi al tempo. 41”5 è quello dei tedeschi, erroneamente dal cronometrista assegnato al nostro quartetto. La nostra staffetta è effettivamente terminata in 41”1…”. Precisione teutonica…
Gesualdo Penna passò da Stoccarda allo stadio romano delle Terme, terme che l’imperatore Marco Aurelio Augusto, detto Caracalla, fece costruire con sfarzo senza badare a spese. Lui stesso, dicunt, tradunt, era uno sportivone che talvolta scendeva nel circo e si esibiva nei giochi. Visto che militare era, avrebbe anche potuto essere iscritto ai Campionati Internazionali Militari. Ma non lo abbiamo trovato nei risultati.
(segue)