Chi dice San Cristoforo, chi San Francesco, sta comunque di fatto che andare a piedi è una attività naturale, umile, che serve al proprio fisico, ma pure al benessere della natura, soprattutto di questi complicati tempi che s'intorcinano sempre di più. Non siamo in grado di dire se Pietro Pastorini fosse un devoto del santo che di mestiere faceva il traghettatore grazie al fatto che era un omone (Cristoforo significa appunto "colui che trasportò sulle spalle Cristo per guadare un fiume") oppure del mite cittadino di Assisi che parlava agli animali (sai che fatica farebbe oggi, poverello, con tutte le bestie che ci sono in giro...).
Sicuramente Pietro Pastorini, uomo della umida e nebbiosa estesa risaia che è (era?) la Lomellina, è stato un fedelissimo discepolo di Santa Marcia. E l'ha onorata nel miglior dei modi: atleta di tenacia incrollabile, organizzatore infaticabile (ce ne ha parlato il nostro amico piacentino Sergio Morandi, che lo ricorda con affetto nel gruppo promotore del Pino Dordoni International), allenatore (parola che preferiamo a tecnico) apprezzato da molti, tanti, dentro e fuori le dogane nazionali. Personaggio che poteva sembrare folkloristico, ma solo sembrare, perché invece fondava la sua umanità su solide basi morali e sociali. Un altro dei migliori che se ne è andato. Marciando. Il Padre Celeste e il suo assistente Simon Pietro da Betsaida, di professione apostolo, avranno il loro daffare a tenerlo a freno, ovunque decidano di metterlo.
Un affettuoso ricordo di Pietro Pastorini apre il nuovo numero, parliamo del 132, di Trekkenfild. Lo ha firmato Daniele Perboni, che di Pietro sa vita, purtroppo morte, e miracoli, come s'usa banalmente dire, Daniele che e' un prodotto della stessa terra lomellinese. I contenuti delle altre pagine, fra compleanni, cronache, ricicciamenti elettorali, beh, quelli andateveli a leggere.