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Recita l'articolo 7 dello Statuto dell'ASAI, registrato la prima volta nell'anno 1994 nello studio di un notaro fiorentino:

"L'associazione si propone di promuovere e favorire la ricerca e la raccolta di ogni notizia, risultato, dato e materiale (programmi gare, manifesti, fotografie, risultati, ecc.) di qualunque tipo e genere inerenti la storia dell'atletica leggera italiana..."

Chiaro? La storia dell'atletica leggera italiana. Lo ricordiamo sia ai soci (che avrebbero dovuto leggere almeno una volta lo Statuto, ma sono sempre in tempo...) sia ai non soci, gli uni e gli altri che, talvolta, ci mandano materiali, richieste e proposte fuori tema, facendoci solo perdere tempo. Ma non di questo vogliamo occuparci, ma, molto più piacevolmente, di celebrare un «pezzo di storia» che oggi compie gli anni. Ci sembra di sentire quello che dirà l'interessato, come reagirà, seppure con la sua compassata flemma che sempre lo ha contraddistinto. Ma sentirsi chiamare «pezzo di storia», beh, sì, lo ammettiamo, è un po' troppo. Ma lui sa che noi tutti, asaini bonomelliani, lo facciammo con grande affetto, per augurargli una serena giornata.

Oggi celebra il suo genetliaco Gianfranco Carabelli, atleta di conclamata eleganza, dirigente di alta preparazione, uomo di cultura sportiva per davvero, e, alla fine ma non ultimo, nostro socio da parecchi anni. E autore, di tanto in tanto (nota di rimprovero), di scritti che nobilitano il nostro sito. Non gli abbiamo preparato la torta con le candeline, ma ci affidiamo a due ritrattini di due mani diverse che ricordano un momento sportivo, e, l'altro, un momento dirigenziale.

Campionati italiani assoluti, Firenze, 9 luglio 1966

Bruno Bonomelli, sulla pagina sportiva de «L'Unità» descrisse così la finale degli 800 metri:

“Rapida partenza di Arese, che viaggia in sesta corsia. Ma, quando i concorrenti all’uscita delle corsie si mettono in fila indiana, dietro al trampoliere torinese, l’andatura cala a tal punto che i 400 metri sono superati in 59”2, quanto a dire un tempo ultra-modesto. La gara diventa perciò tattica. Arese sulla dirittura opposta opera un vivace allungo, ma Sicari gli si avvicina poi nuovamente, trascinandosi Carabelli. In curva le posizioni non mutano. Sul rettilineo duro attacco di Carabelli e tenace la resistenza di Arese che viene piegato nella zona dei rettangoli bianchi. Carabelli (1’52”5) corona quindi un sogno lungamente accarezzato. L’ombra di Bianchi, il grande assente, campione dal 1961 al 1965, non oscura il suo meritato successo. Arese (1’52”6), Sicari (1’53”5) resiste a Gervasini (1’53”6), quinto è Sandon (1’54”5) e infine sesto Bozzini, il più giovane della compagnia, in 1’55”8.”

Il commento della rivista federale – “Corsa tattica per gli 800 metri. La gara vive sul duello fra Gianfranco Carabelli e Francesco Arese, forze emergenti dopo la rinuncia di Francesco Bianchi fuori condizione. Gli altri finalisti sono il nervoso siciliano del CUS Elio Sicari, lo junior Roberto Gervasini, il forte padovano Franco Sandon ed il ventenne Giorgio Bozzini. Passaggio lento ai 400 in 59, 600 metri percorsi in 1.25.5 e marcamento stretto. Guida Arese, ai 700 metri attacca di forza Carabelli e resiste sul rettilineo, imballato, al ritorno tardivo di Arese. Esce molto bene nel finale Gervasini, mentre terzo sarà Sicari”.

Il commento della rivista «Atletica Leggera» – Nessuno, solo un passaggio di una riga che dice:” Nelle gare di mezzofondo, ad eccezione dei 10.000, tutti gli altri vincitori appartengono alla nuova guardia: Carabelli GF, Arese, Finelli, Begnis…”.

Noterelle a margine – Carabelli (che quell’anno vestiva la maglia della Pro Patria San Pellegrino) aveva vinto la sua gara nell’incontro Germania – Italia per ventenni a Sindelfingen. Era la prima volta che una squadra di giovani azzurri superava una tedesca: 99 punti a 98. Gianfranco vinse in 1’51”5. In quella stessa occasione, Erminio Azzaro stabilì il nuovo primato italiano dell’alto, valicando 2.11 (terza prova). Il precedente era di Mauro Bogliatto, un centimetro meno. Qualche tempo prima, a Formia, aveva migliorato il primato juniores, con 2.08. Dopo Sindelfingen (19 giugno) il milanese scese ancora in pista, il 26 al «Rastello» di Siena, Meeting dell’Amicizia: si classificò secondo dietro al belga Coquit, segnò 1’50”3, che rimarrà la sua miglior prestazione stagionale. Il 29 rieccolo a Grosseto, vinse: 1’51”0, su Del Buono, Sicari e Gervasini. E poi i Campionati nazionali a Firenze, batteria l’8, finale il 9 luglio. Batterie, la prima: vinse tenendosi a spalla (1’54”3) Giorgio Bozzini, un piacentino con un gran fisico, una corsa bella, rotonda, peccato, non ha fatto, secondo noi, quello che avrebbe potuto; vestiva la maglia dell’Atletica Piacenza; poco o nulla motivato negli allenamenti, si faceva trascinare dal suo amico Sergio Morandi, gran persona, oggi presidente onorario della società piacentina dopo anni di presidenza effettiva. Il fratello gemello di Gianfranco, Giancarlo, accasato ai Carabinieri Bologna, venne eliminato nella seconda batteria, vinta da Arese.

Congedo dagli incarichi dirigenziali

Riprendiamo brani di uno scritto che Augusto Frasca, nostro attuale vicepresidente, scrisse, qualche annetto fa, quando Carabelli decise di lasciare il mondo dirigenziale.  

"Carabelli iniziò da atleta, e raramente ci fu nel mezzofondo veloce stile d’eguale eleganza. Dalla pista, alle aule della Scuola dello sport, primo corso con Crosa e Tommaso Assi, diplomati con lode, e con Gentile, Fabbricini, Devoti, Contento, Mazzeo, Mica, Veneri. Docenti, memoria obbligatoria, Giorgio Oberweger e Nicola Placanica, vecchie querce dello stampo siculo di Giuseppe Russo e dispensatori dialettici di scienza come Carlo Vittori. Il passaggio successivo alla federazione rappresentò un atto dovuto. Periodo migliore, quello vissuto nelle cure della perla – venne spontaneo definirla “oasi di civiltà” - rimasta unica nel panorama dellosport italiano, costituita dal Centro studi e ricerche. Poi, prima ancora di corpose soglie di responsabilità dall’altra parte del Tevere e in varie segreterie generali, atletica compresa, in due fasi, il rientro alla Scuola dello sport, succedendo al comunista Mario Vivaldi, che da direttore della struttura fra i molti meriti ebbe anche quello di disfarsi, dalla mattina alla sera, di un paio di sicofanti". 

Commento alle fotografie. Nella prima, in alto a sinistra, un giovane Gianfranco Carabelli, diciasettenne, con la maglia della Riccardi, vince una gara sui 250 metri, distanza allora nel programma della categoria allievi. A destra, fianco a fianco con Francesco Bianchi, sulla pista dello Stadio Olimpico romano, durante l'incontro con svedesi e norvegesi, anno 1964. La prima foto, sotto a sinistra, è unica, non l'ha mai vista neppure l'interessato: siamo nel 1962, a Pescara, incontro juniores con francesi e polacchi. La foto viene dall'archivio personale del bresciano Giulio Salamina, che in quella gara corse i 1500 metri con siepi. Oltre a lui e a Carabelli, c'è il cuneese Giampaolo Iraldo, quattrocentista, che fu quarto in 49"1. Stesso piazzamento di Carabelli sugli 800, 1'55"1. A chiudere, un Carabelli in giacca e cravatta, all'epoca segretario generale della Federazione; con lui il cav. Mario Bruno, mai dimenticato presidente del Comitato lombardo, e, a destra, Nino Moleti, dirigente dell'Atletica Riccardi.